[..] Gli uomini infatti sono nati dalla Terra, proprio allo stesso modo in cui i primi dèi furono generati da Gaia. Il mondo e gli dèi si produssero, in sostanza, grazie ad una scissione iniziale, seguita da un processo di procreazione. E, proprio come si succedettero parecchie generazioni divine, ci furono anche cinque razze umane: la razza d'oro, d'argento e di bronzo, la stirpe degli eroi e quella del ferro (Esiodo, Opere, 109 ss.). La prima razza viveva dunque sotto il regno di Crono (Teogonia, 111) cioè prima di Zeus. Questa umanità dell'età dell'oro, esclusivamente di sesso maschile, dimorava presso gli dèi, il cuore libero da affanni, al riparo da pene e da miserie (Teogonia, 112 ss.). Non lavoravano perchè il suolo offriva loro tutto ciò di cui avevano bisogno; la loro vita scorreva in danze, feste e allegrezze di ogni tipo. Non conoscevano nè malattie nè vecchiaia e quando morivano era come se fossero vinti dal sonno (Opere, 113 ss.). Ma quest'epoca paradisiaca - che trova paralleli in numerose altre tradizioni - ebbe fine in seguito alla caduta di Crono.
Esiodo racconta poi che gli uomini della razza d'oro "furono coperti dalla terra" e che gli dèi crearono una stirpe meno nobile, gli uomini dell'età dell'argento. Per i loro peccati e anche perchè non volevano compiere sacrifici agli dèi, Zeus decise di annientarli, e produsse così la terza razza, quella del bronzo, uomini violenti e bellicosi che finirono per uccidersi fra di loro fino all'ultimo individuo. Zeus creò allora una nuova generazione, quella degli eroi, che divennero famosi per i grandiosi combattimenti di fronte a Tebe e a Troia. Molti vi trovarono la morte, e gli altri furono collocati da Zeus ai confini della Terra, nelle Isole dei Beati, dove regnava Crono (Opere, 140-169). Esiodo non parla della quinta ed ultima stirpe, quella del ferro, ma deplora di essere dovuto nascere proprio in quell'epoca (Opere, 176 ss.).
Il mito della 'perfezione delle origini' e della beatitudine primordiale, perdute in seguito ad un incidente o ad un 'peccato', è molto diffuso. La variante citata da Esiodo precisa che la decadenza si effettua progressivamente, in quattro tappe, il che ci ricorda la dottrina indiana dei quattro yuga. Ma, anche se si parla dei loro colori - bianco, rosso, giallo e nero (che corrispondono per altro alle quattro fasi alchemiche e ai quattro cavalieri dell'Apocalisse di Giovanni: albedo, rubedo, citrinitas e nigredo n.d.r) -, gli yuga non sono associati ai metalli. Troviamo invece i metalli quali segni specifici delle epoche storiche nel sogno di Nabucodonosor (Daniele, 2:32-33) e in alcuni testi iranici tardivi. Nel primo caso però si tratta di dinastie, mentre nel secondo la successione degli Imperi è proiettata nell'avvenire.
Esiodo ha dovuto inserire l'età degli eroi tra la stirpe di bronzo e quella del ferro, perchè era ancor troppo vivo, e non era quindi possibile ignorarlo, il ricordo mitizzato della favolosa epoca eroica. L'età degli eroi interrompe, in modo d'altronde inspiegabile, il processo di degradazione progressiva avviatosi con la comparsa della razza d'argento. Il destino privilegiato degli eroi, tuttavia, non riesce a mascherare un'escatologia: essi non muoiono, ma godono di un'esistenza beatifica nelle Isole dei Beati, l'Elysium, dove regna ora Crono. Questa escatologia verrà ampiamente elaborata in seguito, soprattutto sotto l'influenza dell'orfismo, e l'Elysium non sarà più privilegio esclusivo degli eroi, ma diventerà accessibile anche alle anime dei pii e agli 'iniziati'. E' questo un processo che si riscontra con molta frequenza nella storia delle religioni (Egitto, India ..). [..]
Tratto da: Mircea Eliade - Storia delle credenze e delle idee religiose - Dall'età della pietra ai misteri eleusini, Vol I, § 85 e ss.
23 maggio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento